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Oltre la mistificazione pseudopedagogica,
l’amara e dolorosa misantropia di Jonathan Swift
di Manlio Tummolo
Parte seconda
Ha tratti decisi e mascolini, labbro austriaco <chissà che cosa intende Swift con questo attributo!>, naso aquilino, pelle olivastra, portamento eretto... e andamento maestoso...”
Ha già compiuto ventotto anni ed era un sovrano più volte vittorioso. Erano pure presenti preti ed avvocati, ma malgrado Gulliver sapesse più lingue europee, non riesce a farsi capire dai nanerottoli. Fra la folla vi erano persone ostili che lo volevano colpire, ma erano tenute a bada dai soldati. Alcuni dei più audaci gli vennero consegnati per punizione, ma Gulliver li libera, non senza aver intimorito uno, guardandolo come se volesse mangiarselo. Il gesto di clemenza gli conquista la simpatia dei lillipuziani.
Sulla sua sorte si discute perfino in assemblea e la proposta di ucciderlo non passa solo perché, dice Swift: “... dovevano poi considerare che il puzzo di una così immensa carcassa avrebbe potuto diffondere la peste nella capitale e probabilmente in tutto il paese ...”. Pertanto, il sovrano è costretto ad emettere buoni del tesoro per provvedere al mantenimento del “gigante” o “grande uomo montagna”. Viene fatto poi un inventario di tutto il materiale che una speciale commissione trova nelle tasche di Gulliver, descrivendo a loro modo una tabacchiera, un portafoglio, un pettine, un rasoio ed altri oggetti personali, tra cui un orologio da tasca. Gli vengono sequestrare le armi, delle quali la spada, malgrado fosse arrugginita in più punti, li abbagliò fortemente, mentre un colpo di pistola lì assordò, tanto da far barcollare anche l'imperatore. Resta pur curioso che il buon Gulliver, malgrado il naufragio, sia riuscito a portarsi tutto quel materiale, spada e pistole comprese.
Man mano che Gulliver impara a conoscere la loro lingua e a conquistarsi la simpatia di bambini e ragazzi, egli comincia anche a conoscere quali fossero i divertimenti presso quel popolo, tra cui - dice - il funambolismo è una specie di sport nazionale, in voga - e qui appare il sarcasmo di Swift verso i politici inglesi - soprattutto fra i ministri:
“... A praticare questo esercizio sono solo quelle persone candidate alla copertura di cariche elevate... Sin dalla gioventù vengono addestrate a questa arte e non tutte sono di sangue nobile o di cultura liberale. Quando una carica di primo piano è vacante..., cinque o sei candidati… presentano all'imperatore la richiesta di poter intrattenere Sua Maestà e la Corte esibendosi sulla corda. Colui che fa più salti senza cadere, ha diritto a subentrare in quella carica. Molto spesso gli stessi ministri sono obbligati a dare prova della loro bravura, per convincere l'imperatore che sono sempre in possesso della loro abilità. Il tesoriere Flimnap, lo riconoscono tutti, fa capriole sulla corda tesa un centimetro più in alto degli altri nobili dell'impero. L'ho visto fare il salto mortale parecchie volte di seguito, sopra una tavoletta fissata alla cordicella non più spessa di un nostro spago. Dopo di lui viene, se non pecco di parzialità, il mio amico Reldresal, primo segretario agli interni, mentre tutti gli altri funzionari più o meno si equivalgono..."
Ma non tutti sono così abili: Gulliver dice di aver visto egli stesso, due o tre rompersi le ossa. Lo stesso Flimnap si salvò l'anno prima grazie ad un cuscino "casualmente" posto per terra.
Un altro gioco consiste nel saltare o nello strisciare sotto un bastone tenuto dal sovrano che rispettivamente lo alza o lo abbassa.
Ma è lo stesso Gulliver poi che, grazie alla sua mole, inventa nuovi giochi per il sovrano, costruendo una piattaforma, dove fa
esercitare ventiquattro cavalleggeri.
Anche in questa situazione Swift non perde occasione per il suo ironico-realismo: Gulliver, stando a gambe divaricate, deve fungere da "colosso di Rodi"o arco di trionfo e far passare tutto l'esercito in parata:
“ ... In tutto erano tremila fanti e un migliaio di cavalieri. Sua Maestà ordinò, pena la morte, che ogni soldato si attenesse al più stretto senso di decenza nei miei confronti, anche se alcuni degli ufficiali più giovani alzarono lo stesso gli occhi mentre mi passavano sotto. E devo dire che i miei calzoni erano allora così malridotti, che non mancarono occasioni di riso e di meraviglia...”.
Dopo varie domande per ottenere la libertà, finalmente l'imperatore, sentito il suo Consiglio, e con l'opposizione di uno solo, nemico senza ragione di Gulliver, gli concede a determinati patti la libertà.
La descrizione, che il sovrano premette al suo Editto, ricorda molto quella di antichi sovrani degli Imperi orientali.
La funzione è sempre satirica: Swift vuole sottolineare come il re di un popolo di nanerottoli descriva il suo impero negli stessi modi dei suoi colleghi a dimensione reale. Tra le varie disposizioni, al fine di dimostrare, che per quanto piccoli, gli uomini sono sempre uomini, nell'Editto l'imperatore pone la condizione che Gulliver si faccia utilizzare come arma segreta contro il vicino Impero di Blefuscu, col quale Lilliput è in guerra. Firmato il patto, finalmente Gulliver viene liberato dalle sue catene e può circolare, con molte cautele, per tutto il regno.
Un'altra descrizione satirica sulla politica inglese è quella che attribuisce a Lilliput l'esistenza di due partiti rivali: il segretario agli affari interni, che diventa suo amico, di nome Reldresal gli spiega : "... Per quanto riguarda il primo <malanno>, devi sapere che per più di settanta lune questo impero è stato diviso da due partiti in lotta fra di loro, denominati Tramecksan e Slamecksan, dai tacchi alti e dai tacchi bassi - va ricordato che nel secolo XVII c'erano state guerre civili tra le teste rotonde di Cromwell e i realisti fedeli agli Stuart, poi le lotte tra Whigs e Tories in sede parlamentare - …
Sebbene si sostenga che i tacchi alti siano più conformi allo spirito della nostra costituzione..., Sua Maestà ha imposto a tutti i funzionari dell'amministrazione governativa e degli uffici dipendenti dalla corona l’uso dei tacchi bassi…Quelli di Sua Maestà sono addirittura più bassi di un drurr rispetto a quello degli altri cortigiani - Gulliver spiega al lettore che un drurr è 1/14 di centimetro -… Il rancore fra questi due partiti si è talmente inasprito, che i suoi componenti si rifiutano di bere e di pranzare insieme e addirittura di rivolgersi la parola. Riteniamo che i Tramecksan ... siano maggiori di numero, ma senza dubbio il potere è tutto in mano nostra. Temiamo tuttavia che Sua Maestà Imperiale, l'erede al trono, dimostri qualche simpatia per i tacchi alti; è comunque certo che porta uno dei due tacchi più alto dell'altro, il che gli conferisce la tipica andatura da zoppo. Ora… siamo minacciati da un'invasione da parte degli abitanti dell'isola di Blefuscu, l'altro grande impero dell’universo, vasto e potente quanto quello di Sua Maestà...”.
È probabile che in esso si rappresenti o la Francia o la Spagna, o forse anche l'Olanda, altro Stato non vasto ma allora con territori coloniali ed una flotta notevole. Swift ci spiega anche il perché della guerra: la motivazione, come si vede, è molto seria. Reldresal spiega a Gulliver che, di solito, si rompono le uova dalla parte larga, ma siccome il nonno dell'attuale sovrano si scalfì un dito, egli emanò un'ordinanza per cui occorreva che tutti rompessero le uova dalla parte stretta, con pene severissime. Ci furono rivoluzioni e repressioni, per cui gli sconfitti cercavano rifugio presso Blefuscu, circa 11.000 persone avevano preferito morire che rompere le uova dalla punta stretta. Su questo vennero pubblicate centinaia di volumi.
Blefuscu protestò fortemente presso il sovrano di Lilliput perché la rottura di uova dalla parte stretta era considerata una specie di sacrilegio, secondo il loro libro sacro Brundrecal del profeta Lustrog. In realtà, spiega ancora Reldresal, il libro dice che bisogna rompere le uova dalla parte giusta, che potrebbe non essere necessariamente quella larga, per cui secondo il ministro, l'interpretazione dovrebbe essere lasciata alla libera coscienza individuale. Data l'influenza dei sostenitori della punta larga, sono avvenute guerre durissime, in cui Lilliput ha perso ben 40 galeoni da guerra ed ancor più numeroso naviglio leggero. Ora Blefuscu, malgrado danni superiori, si prepara all'attacco ed all'invasione. Come si vede, dalla descrizione il nemico dei Britannici, raffigurato da Swift in Blefuscu, potrebbe essere stata la Spagna, unico Stato in grado di tentare l'invasione, proprio per ragioni religiose ed in parte dinastiche. Gulliver promette all'imperatore di Lilliput di offrire la propria vita in difesa del suo regno.
Infatti, Gulliver si mette all’opera e, dopo aver individuato l'intera flotta nemica forte di 50 navi da guerra e ancor più numerose navi mercantili, la cattura facilmente, terrorizzando il nemico alla sola sua vista, e la trascina tutta intera al porto di Lilliput, non senza ricevere punture dalle minuscole frecce che gli erano state lanciate, malgrado la paura. L'imperatore lo premia, ma vorrebbe approfittare di tale vittoria per ridurre a provincia l'intera Blefuscu e sterminare tutti gli esuli, sostenitori della rottura di uova dalla parte larga. Gulliver lo dissuase, ma ciò provocò la prima inimicizia del sovrano contro di lui, rabbioso per non aver potuto attuare il suo progetto di minuscolo Impero Universale. Le cose peggiorarono quando i capi di Blefuscu vogliono conoscere l'Uomo-Montagna e lo invitano a visitare il loro regno. È a questo punto che avviene una cosa vergognosa, che susciterà l'odio verso Gulliver da parte dell'imperatrice, nei cui appartamenti scoppia un incendio. Lasciamo la parola a Swift :
"... gli appartamenti della regina erano in preda alle fiamme, causate dalla sbadataggine di una damigella addormentatasi mentre leggeva un romanzo. M'alzai in un baleno... le fiamme erano talmente impetuose che i loro sforzi servivano a ben poco. Avrei potuto soffocarle con la mia giacca, ma nella fretta l'avevo lasciata in casa. Sembrava un caso disperato... se la presenza di spirito, che è raramente il mio forte, non mi avesse suggerito un'idea luminosa. La sera prima avevo bevuto una certa quantità di quel vino deliziosissimo chiamato Glimigrim , dotato di proprietà diuretiche... Fortunatamente non mi ero liberato nemmeno d'una goccia e poi sia il calore delle fiamme, sia il gran daffare nel domarle, mi avevano messo addosso un tale stimolo d'urinare, che lo feci in gran copia e con getti così precisi, da estinguere il fuoco in tre minuti. Il rimanente di quei nobile palazzo... rimase così indenne.
Era ormai l'alba... sebbene avessi compiuto un servigio importantissimo, non ero sicuro di come Sua Maestà se La sarebbe presa... fra le leggi statutarie del regno si fa infatti assoluto divieto ad ogni persona...·di far acqua entro i recinti del palazzo...".
Il gesto di Gulliver viene condonato dal re, ma la regina se la prende a morte e progetta con i suoi intimi una vendetta. Nel capitolo VI, Gulliver descrive anche il modo di vivere dei lillipuziani: ancora ne approfitta per deridere i suoi compatrioti, le donne particolarmente, quando asserisce:
"... la loro scrittura è certamente singolare poiché non corre da sinistra a destra come per gli europei, né da destra a sinistra come per gli arabi, né dai basso verso l'alto come per i cascagi, bensì di traverso, da un angolo all'altro del foglio come fanno le signore inglesi... ''. Asserisce inoltre che seppelliscono i morti a testa in giù, perché credono che la Terra, concepita come un disco, si rovescerà, ed essi saranno pronti alla risurrezione nella giusta posizione. Ritengono inoltre la frode delitto peggiore del furto. Rappresentano la giustizia con sei occhi e con una borsa d'oro nella destra, ad indicare una maggior propensione alle ricompense che non alle punizioni. Le unioni tra uomo e donna sono fondate sulla semplice legge di natura, secondo l'istinto sessuale. Ogni città alleva in speciali istituzioni (qui risentiamo l'eco di numerose utopie, da Platone in poi) i bambini e non esiste una famiglia istituzionale. I genitori possono visitare i fìgli solo due volte all'anno, ma spetta ad essi il mantenimento dei figli. Solo i contadini tengono i figli a casa, mentre i vecchi ed i malati sono ricoverati in ospizi. Non esiste l’accattonaggio. Qualcosa potremmo imparare anche oggi da Lilliput, ad essere sinceri ...
Concludo col fatto che Gulliver, minacciato di morte, deve fuggire grazie alle informazioni dategli da Reldresal, che gli comunica la discussione sulla sorte che gli era destinata, da parte dell'ammiraglio Bolgolam ed altri suoi sostenitori. Gulliver, in un primo tempo, pensa di discolparsi, ma ecco un'altra satira, quella del mondo giudiziario inglese (il common law, tanto esaltato da qualcuno come modello di giustizia impareggiabile):
“... Più di una volta fui sul punto di accettare il processo, sperando di poter attenuare i fatti menzionati nei vari capi d'accusa...: ma troppe volte in vita mia ho assistito a processi di stato che immancabilmente finivano secondo le direttive dei giudici, per affidarmi, nella condizione in cui mi trovavo e con tali nemici, ad un verdetto tanto pericoloso. Per un momento pensai di opporre resistenza perché, finché fossi rimasto libero, difficilmente tutte le forze riunite dell'impero avrebbero potuto soggiogarmi...”.
Fugge quindi prima a Blefuscu, e lì nei pressi ritrova la sua barca, che gli consente poi di riprendere il mare, anche perché viene a sapere che l'imperatore di Lilliput, nella sua clemenza, in luogo della condanna a morte, la modifica in accecamento. Giunge quindi in Inghilterra nel 1702, tre anni dopo la partenza.
Lo stesso anno al 20 giugno, Gulliver riparte. Nuova tempesta e nuovo naufragio l'anno successivo, al 16 giugno. l marinai, prima sbarcati, lo abbandonano, perché atterriti, su un nuovo continente. Si accorge che tale terrore è dovuto alla presenza di un gigante che li inseguiva in acqua, il quale però non riesce a raggiungerli.
Lì tutto è grande: la situazione di Lilliput e Blefuscu qui è del tutto rovesciata: è Gulliver stavolta ad essere un piccolo omuncolo e teme di diventare un manicaretto per quei giganti i quali, in proporzione, dovrebbero essere più feroci degli uomini normali. Infine viene catturato da un contadino e portato a casa sua. Cerca di pregarlo con gesti ad avere pietà di lui. Lo consegna al padrone al quale Gulliver fa tutta una serie di gesti, inchini, etc… tanto da diventare un vero spettacolo per i giganti e, come tale utilizzato anche in pubblico. Gli unici rischi che corre sono dovuti allo scherzo di un bambino gigante che lo afferra per i piedi e ad un gatto e qualche cane, sempre giganti, dei quali egli tuttavia riesce ad evitare l'interesse non mettendosi a correre, come avrebbe fatto viceversa per istinto.
Una cosa che gli fa molta impressione e disgusto è il vedere la mammella della balia, come se ne vedesse una normale sotto una forte lente d'ingrandimento:
"... Devo confessare di non aver mai visto nulla di ripugnante quanto la sua mostruosa mammella che, per altro, non saprei a che cosa paragonare... traboccava per un due metri e mezzo e ne aveva almeno cinque di circonferenza. Il capezzolo era grosso quanto metà della mia testa, talmente chiazzato e cosparso di lentiggini e di pustole, che non c'era più niente di nauseante...”
Gulliver si spiega queste sensazioni, col fatto che ciò che a noi sembra attraente nel nostro corpo, appare tale solo perché la nostra vista è insufficiente. Con ciò vuol significare che quella donna non era mal fatta, bensì semplicemente che ne vedeva fortemente ingranditi i difetti che, in una normale prospettiva, sarebbero sfuggiti. Se Gulliver era riuscito ad evirare aggressioni di gatti e cani, ciò non gli riesce con i topi, dai quali tuttavia si difende eroicamente a colpi di spada. I topi in questione erano di poco inferiori ai due metri. Anche da creatura minuscola, Gulliver non si vergogna di parlare delle sue fìsiologiche esigenze e, dopo la disavventura infatti, deve liberarsi chiedendo alla donna di lasciarlo dietro due foglie di acetosa. Gulliver ritiene che la descrizione realistica di tale problematica, superflua per le menti rozze, sia invece importante per i filosofi che, in tal modo, trovano conferma sulla relatività delle cose umane.
Gulliver viene così affidato alle cure della bambina di nome Glumdalclitch, che poi resterà con lui anche quando passerà, come miracolo della natura, alla corte del re, dopo essere stato utilizzato come fenomeno da baraccone, nei giorni di mercato.
Gulliver viene venduto per mille monete d’oro che però, facendo le proporzioni – dice umiliato Gulliver – che corrispondevano a sole 1.000 ghinee inglesi. Però pretende di mantenere come propria curatrice la piccola Glumdalclitch. Allora egli esprime all’imperatrice la sua soddisfazione di essere sotto la sua protezione. La sua presenza inoltre suscita l’interesse dei dotti naturalisti del regno, che dibattono sul fatto se egli fosse un uomo adulto, ovvero un aborto, o un qualche animaletto. Inutilmente Gulliver cerca di convincerli che esistevano molte terre dove erano presenti esseri delle sue dimensioni: i saggi del paese non lo prendono sul serio. Con affettuosa ironia, inoltre, i sovrani lo ascoltano nella descrizione della sua patria. Il re: “... Aveva un'intelligenza così lucida ed una facoltà di giudizio così esatta, che faceva riflessioni osservazioni saggie su quanto gli narravo. Ma devo pur confessare che, un giorno in cui m'ero dilungato un po' troppo a parlare della mia patria diletta, dei nostri commerci, delle guerre per terra e per mare, degli scismi religiosi, dei partiti, i pregiudizi della sua educazione presero a tal punto il sopravvento, che non potè fare a meno di prendermi sul palmo della mano e, accarezzandomi... e ridendo di cuore, di chiedermi se ero un whig o un tory. Quindi, volgendosi al primo ministro... disse malinconicamente che l'umana grandezza era ben poca cosa, se minuscoli insetti come me potevano arrogarsene il diritto: 'Eppure scommetto' aggiunse poi 'che questi esserini hanno i loro bravi titoli e le cariche onorifiche...; ostentano vesti e carrozze, fanno all'amore, combattono, disputano, truffano, tradiscono...'. E continuò di passo mentre avvertivo il sangue montarmi alla testa al solo sentire disprezzata la nostra nobile patria, maestra nelle arti e nelle armi, sferza della Francia, arbitra dell’Europa, sede di tutte le virtù, della pietà , dell'onore, della verità, orgoglio ed invidia dell'universo...”.
Nell’apparente esaltazione, Swift si diverte a sottolineare possa apparire ridicola l’ostentazione nazionalistica di fronte a quei colossi. Un altro forte rischio, Gulliver lo corre col nano di corte, col quale spesso battibecca e che lo mette in una tazza di panna e, prima ancora, lo infila in un ossobuco. Il nano così viene punito con frustate ed allontanato dalla regina. Un altro problema è costituito, per Gulliver, dalle mosche, grandi come - dice - allodole di Dunstable. Un’altra volta viene attaccato da vespe che deve allontanare con la sua spada.
Nel IV capitolo, Gulliver fa anche delle disquisizioni di natura geografica sostenendo l'esistenza di una terra intermedia tra Giappone e California: a parte la latitudine, il suo calcolo non era tanto sbagliato, se pensiamo che proprio nel secolo XVIII venne scoperta l'Australia con i vari arcipelaghi. Qui Gulliver approfitta per una sommaria descrizione del regno di Brobdingnag e della sua capitale Lorbrulgrud. Tutto naturalmente è in proporzione con le dimensioni degli abitanti. Le damigelle di corte, inoltre, si divertono a prenderlo nudo, infilandoselo nel petto, cosa che gli dava fastidio per il forte odore del corpo, ma era peggio quando si profumavano, per lui in modo talmente forte da farlo svenire. Queste donne, inoltre, avevano l’imbarazzante abitudine di spogliarsi completamente davanti a lui, non considerandolo un uomo, ma una specie di bambolotto vivo, sessualmente insignificante, ma ciò non sempre: “...La più carina di queste damigelle, una ragazzina di sedici anni, mi metteva a cavalcioni su uno dei suoi capezzoli e mi faceva altri giochetti sui quali, col permesso del lettore, preferirei sorvolare...”
Anche il realismo di Gulliver ha i suoi limiti… Gulliver corre ancora rischi con animali: una volta con un rospo, che riesce però a scacciare, ed un’altra volta con una scimmia che lo prende come se fosse il suo piccolo da allattare. La scimmia, tra l’altro, gli riempie la bocca con cibi per lui disgustosi; solo l'intervento di un ragazzo lo salva. Il re lo prende in giro per l'episodio e, siccome Gulliver ostenta il suo imperturbabile coraggio capace anche di difendersi con la sua spada, il sovrano e gli altri si divertono ridendo a crepapelle.
Di nuovo, Gulliver affronta col re il tema della descrizione dell'Europa e dell'Inghilterra, nuova occasione per Swift di farsi beffe del nazionalismo :
“... un giorno mi presi la libertà di dirgli che i suoi pregiudizi nei confronti dell'Europa e degli altri paesi del mondo non erano degni delle altissime qualità di cui era dotata la sua mente; che la ragione non era affatto proporzionale alle dimensioni del corpo, tanto è vero che al mio paese si diceva che i più alti fossero i più minchioni... Volle che gli facessi una precisa descrizione dell’Inghilterra… Detti dunque avvio alla mia dissertazione informando Sua Maestà che i nostri stati sono composti di due isole che comprendono tre grandi regni sotto un unico sovrano, oltre le colonie d'America... Passai quindi a descrivere diffusamente il parlamento inglese composto... da quell'illustre Consesso detto Camera dei Pari... Descrissi la severa educazione che veniva loro impartita...”.
Gulliver prosegue descrivendo in termini apparentemente elogiativi tutte le istituzioni inglesi, la Camera dei Comuni, le Corti di Giustizia, l'amministrazione delle finanze. Il re si fa allora preparare una relazione sulla base di specifiche domande, che mette in crisi la serietà di quelle istituzioni :
“... Volle poi sapere quali raggiri si praticavano per eleggere quelli che avevo chiamato rappresentanti ai Comuni; se, per esempio, uno straniero con la borsa piena fosse in grado di comprarsi i voti destinati ai signore locale...”.
Il re poi gli mette in crisi anche il funzionamento della giustizia, chiedendogli in sostanza che rapporto vi fosse tra detenzione della ricchezza ed esecuzione della giustizia, ovvero sull'influenza nei tribunali della corruzione. Meriterebbe leggere riga per riga quanto Swift scrive: cadrebbero molte illusioni sulla presunta demcraticità originaria nelle istituzioni britanniche. Riguardo alle guerre, il re rintuzza il nazionalismo di Gulliver:
“... Quando mi sentì parlare di certe guerre lunghe e onerose cadde dalle nuvole e pensò che noi fossimo un popolo attaccabrighe, i nostri vicini pessime persone e i nostri generali più ricchi dei satrapi...”
Alla fine il re gli riassume, a suo modo, tutto quanto narratogli con entusiasmo da Gulliver :
“… Mio piccolo amico Grildrig, mi hai fatto un gran panegirico della tua patria, dimostrandomi che le qualità essenziali per diventare un legislatore sono l'ignoranza, l'ozio e il vizio; che le leggi sono spiegate, intepretate ed applicate in maniera ineccepibile da quanti hanno interesse ed abilità nel pervertirle, confonderle ed eluderle... Da quanto hai detto non appare affatto che, ad un certo ruolo nella società, debba corrispondere una certa condotta di vita... da quello che ho ascoltato..., non posso far altro che considerare la maggior parte dei tuoi compatrioti la razza più perniciosa di vermiciattoli detestabili a cui la natura abbia permesso di strisciare sulla faccia della terra'... ".
Non si può negare che, malgrado il patriottismo che Swift mette in bocca a Gulliver, umiliato e risentito di tale pesante giudizio non solo verso gli Inglesi - è ovvio - ma verso tutti i loro rivali e simili, Swift non abbia dimostrato uno straordinario coraggio morale ed uno spirito critico assolutamente scarsi nell'intera umanità. Ciò viene rafforzato nel capitolo successivo, quando Swift mette in bocca a Gulliver la confessione che egli ha sottaciuto al re parecchie pecche dei suoi compatrioti, e, malgrado ciò, il giudizio del re è stato severissimo, soprattutto quando l'ospite gli ha rivelato con quali armi gli Inglesi riescano a massacrare i nemici. Il sovrano ne resta inorridito.
Tuttavia, anche Brobdingnag ha il suo esercito, forte di venticinquemila fanti e seimila cavalieri, malgrado l'inattaccabilità del suo territorio. Si viene così a sapere che anche quel paese ha sofferto a suo tempo di guerre e di lotte civili. Alla fine, durante un viaggio, in cui è portato in una specie di scatola che funge da suo appartamento, dopo due anni dal secondo naufragio, viene rapito da un'aquila, cade poi in mare e salvato da marinai delle sue stesse dimensioni e riportato in patria .
Il terzo viaggio viene effettuato da Gulliver perché il suo amico Guglielmo Robinson, comandante di una nave, gli promette di avere alle proprie dipendenze un altro chirurgo e due aiutanti: insomma, si trattava di un vero scatto di carriera, con uno stipendio doppio dei precedenti. Gulliver così parte il 5 agosto 1706 e fa la prima sosta, al Forte di S. Giorgio l'11 aprile 1707. Li vengono sbarcati molti marinai ammalati.. Proseguito il viaggio, stavolta non è una tempesta a creare problemi, bensì l'attacco di due navi pirata. Malgrado la non resistenza dimostrata dai marinai di Gulliver, questo prima viene torturato, poi abbandonato su una canoa. Anche qui il medico è molto preciso nel descrivere la posizione raggiunta (46° di latitudine e 183 di longitudine). Avendo poi osservato un piccolo arcipelago non distantissimo a sud-est, vi si dirige e riesce a salvarsi. Visitate quattro isole, tutte deserte, punta su una quinta che risulta molto più lontana di quanto gli fosse sembrato. La mattina dopo, facendo un giro di ispezione, si accorge di un'ombra che offusca il sole, come una nuvola. Osservandola, si accorge che è quella che egli descrive come un'isola vagante. Se fossimo stati al suo posto, lo avremmo chiamato UFO o disco volante. Entriamo così, non so se è la prima volta nella letteratura mondiale, in un vero e proprio racconto di fantascienza. Vi si descrive uno strano popolo di scienziati e di tecnocrati, con la sola, ma significativa differenza dai romanzi di fantascienza che Swift ne approfitta per una bella satira sul mondo scientifico e sul metodo sperimentale che allora, come sappiamo, stava trionfando, dopo Cartesio, Galilei e Newton .
Gulliver, per quanto stupito ed un po' intimorito, onde evitare una morte certa per fame ( le isole erano poco più che scogli, usati come nidi per uccelli marini), richiama l'attenzione di quegli uomini, stavolta di normale statura, ma dal comportamento abbastanza strano. Quegli uomini parlano in una lingua musicale, dice Swift, simile all'italiano. Gulliver si prostra e tenta appunto di farsi capire parlando la nostra lingua, anche se tale tentativo è in sé inutile perché la loro lingua non era l'italiano. Tuttavia dalle pessime condizioni del naufrago non correva molto perché capisse che aveva bisogno d'aiuto. Gulliver viene tirato a bordo grazie ad un seggiolino sostenuto da catene. Le persone che lo soccorrono fanno una strana impressione, avevano il capo reclinato a destra o a sinistra, con un occhio guardavano la punta del loro naso e con l'altro verso il cielo. Tutti sono talmente concentrati nella meditazione, da trovarsi atrofizzata la capacità d'espressione o di ascolto, che può essere destata solo se alcuni servitori battono la loro lingua o l’orecchio per ridestare la loro attenzione. Inoltre, il battitore deve pure colpire gli occhi onde evitare che il distratto pensatore non finisca contro qualche ostacolo o nel vuoto. Inoltre, anche la loro memoria non funzionava bene e dovevano essere richiamati dal battitore per ricordarsi che cosa stessero facendo.
Quando Gulliver viene portato davanti al re, dice di non aver bisogno di quel servizio per poter parlare: “...Feci segno che non avevo affatto bisogno di quello strumento; un gesto, il mio, che impressionò sfavorevolmente la corte circa le mie capacità intellettuali, come seppi più tardi...”
A parte questo, malgrado le capacità poliglotte di Gulliver, i due non si capiscono, ma il medico viene ospitato con due servitori a disposizione. Poi lo affidano ad un insegnante che gli fa acquisire un vocabolario essenziale, ed alcune frasi nella loro lingua. Gulliver, grazie alle sue doti, impara così in pochi giorni la lingua e riesce perfino a fare osservazioni etimologiche sul nome di quest'isola, chiamata Laputa. Gli viene anche dato un sarto, il quale prende le misure in modo assolutamente geometrico, tuttavia gli abiti finiti non risultano troppo adatti. Gulliver si rende
conto così, osservando anche le loro case, che quegli uomini sono capaci di lavorare solo sulle astrazioni matematiche, ma non hanno manovali o tecnici tali da saper tradurre in concreto le loro astrazioni ed i loro calcoli. Sicché, non solo l'abito nuovo è malfatto, ma anche le case sono strampalate, con mura sghembe ed angoli di ogni tipo. È evidente la satira del mondo scientifico, curiosamente valida anche oggi sono certi aspetti:
“...Indubbiamente questi saggi sono espertissimi dinanzi ad un foglio di carta e armati di righe, matite e compassi; ma non ho visto persone più goffe, inette, impacciate nelle comuni azioni di tutti i giorni, né menti più torpide e lente di fronte ad argomenti che non siano quelli di musica e di matematica. Sono pessimi ragionatori ed hanno un senso spiccato della contraddizione, salvo quando sono nel giusto, il che accade di rado. Non sanno nemmeno cosa siano immaginazione, fantasia, invenzione...”
Gulliver poi osserva come i laputiani abbiano simpatia per la politica ed il diritto, e ricorda che anche i nostri matematici dimostrano un tale interesse, sebbene per Gulliver non vi sia analogia tra una cosa e l’altra. Nel descrivere poi le loro ansie per l’universo, pare di sentire anticipata di tre secoli circa l'attuale concezione ecologista, sempre in attesa di qualche disastro ambientale di proporzioni interplanetarie: “... Temono anche che il sole, con la continua diffusione di raggi e senza alcun recupero, finisca per esaurirsi e per spegnersi, con la conseguente distruzione della terra e degli altri pianeti… Il sovrastare presunto di questi ed altri cataclismi li tiene in perpetuo stato d'ansia: non riescono a riposare tranquilli, né a trarre alcun sollievo dai piaceri comuni e dai sollazzi della vita. Quando s'incontrano al mattino, la prima domanda che si rivolgono riguarda la salute del sole...”.
Ma ecco entrare in campo anche una certa misoginìa di Swift: finora vi era stato appena qualche cenno con la regina di Lilliput o le damigelle della regina di Brobdingnag, soprattutto per la vendicatività della prima e per la dissolutezza delle seconde. Qui invece possiamo constatare un vero affondo: con tali uomini, tutti concentrati in meditazioni di scienze astratte e di alta matematica, le loro donne preferiscono offrirsi agli stranieri, lì ospitati, anche se questi non presentano il massimo della ricchezza o dell'intelligenza:
“... Le donne dell'isola traboccano dal desiderio di vivere, disprezzano i loro mariti e vanno matte per quegli stranieri che affollano la corte... Se gli abitanti dell'isola li disprezzano, perché sono digiuni delle loro discipline, le donne scelgono fra questi gli amanti. Il grave è che i due possono darsi da fare indisturbati, perché il marito è costantemente rapito in meditazioni...
... Mi fu anche raccontata la storia di una gran dama di corte, madre di diversi figli, moglie del primo ministro... la persona più ricca del regno, uomo di bell'aspetto e innamoratissimo di lei… Bene: la donna scese a Lagado - la capitale di Laputa - e qui si nascose… La trovarono in una sudicia bettola coperta di stracci, perché aveva dato in pegno le vesti per mantenere un vecchio lacchè deforme che la batteva tutti i giorni e dal quale riuscirono a separarla solo con la forza. Quantunque il marito l’avesse accolta con estrema gentilezza … riuscì a svignarsela di nuovo con tutti i suoi per raggiungere l’amante… Al lettore questa sembrerà una storia tipicamente europea od inglese.... Desidererei che riflettesse che i capricci delle donne non conoscono limiti di clima o di nazionalità...”
Sulla disistima verso la moralità sessuale nelle donne si può confrontare anche la novella “I leoni non mangiano le vergini”. Si tratta di un sogno che Swift vecchio fa e in cui, dalla frase letta da sveglio su un libro, immagina che alcune vergini vengano messe alla prova in vari luoghi dell'Inghilterra davanti ad un leone. Certe bruttissime, o di particolari tendenze, oppure anche giovanissime, finiscono ugualmente per essere divorate, o almeno graffiate dal leone. La novella si conclude con l'aborto di una ragazza, che era sempre parsa intoccabile a tutti, ma al quarto mese ed alla terza gravidanza.
Ritornando a Gulliver, questo spiega come l'isola volante funzioni: qui si mette in rilievo quel grande interesse per i fenomeni elettromagnetici, tipico del periodo dalla fine del XVII secolo al XIX, e che è alla base della nostra attuale tecnologia. Spostando il polo negativo di un magnete, l'isola si sposta in alto, in basso o parallelamente alla superficie terrestre. Viene anche rappresentato un disegno schematico del tragitto che l'isola può fare. In caso di ribellioni, il sovrano:
“...può ricorrere a due metodi per ridurla all'obbedienza. Il primo e meno rigoroso consiste nel portare l'isola sopra la città in questione e i territori limitrofi, in modo da privare quella popolazione dei benefici dei raggi solari... - pensate a qualcosa di simile ai terribili dischi volanti di ‘Independence Day’- ... Può anche accadere che gli abitanti vengano lapidati con lanci di pietre dall'isola..., mentre i tetti delle loro case volano in frantumi ... Se, nonostante questi avvertimenti, continuano..., il sovrano ricorre ai rimedi estremi, posando l'isola sulla città e schiacciandola...”
Qui in sostanza vediamo quanto la fantascienza di Swift risulti quasi un'anticipata previsione (già nel 1725 !) di una tecnologia finalizzata al dominio ed alla distruzione. Nondimeno, la saggezza dell'amore è tale che gli fa riconoscere come ogni arma, anche sofìsticata, abbia la sua contrarma, che la rende inefficace: infatti la riluttanza del sovrano ad utilizzare mezzi così spietati è dovuta al semplice fatto che ogni città è circondata da monti aguzzi oppure fornita di torri con pinnacoli abbastanza robusti da poter danneggiare il fondo adamantino dell'isola ed impedire al magnete di manovrare per il volo.
Nella visita a Lagado, Gulliver ha modo di osservare l'importante Accademia degli Studi: ecco un'occasione per farsi beffe delle nuove teorie sperimentali, che dimostrano un certo rapporto, anche se non esplicito, con un altro grande irlandese, di origine inglese, ovvero George Berkeley, e la critica che quest'ultimo rivolse con particolare acume a Newton nel “Trattato su princìpi della conoscenza umana” del 1710, tanto da preludere ad alcune concezioni della fisica attuale.
La visita all'Accademia Scientifica dura vari giorni, perché si tratta di un complesso di edifici, con almeno 500 stanze. Il primo scienziato che incontra, un tipo assolutamente sporco e puzzolente, gli getta le braccia al collo e gli spiega che: “Fin dal suo ingresso all'accademia, si era adoperato per rigenerare gli escrementi umani nei cibi da cui erano derivati… Tutte le settimane la società gli mandava un recipiente, colmo di escrementi umani, della grandezza di una botte di Bristol...”. Un altro vuol ricavare dal ghiaccio polvere da sparo, un terzo studia un metodo per costruire le case, non dalle fondamenta, ma dal tetto. Un quarto, cieco fìn dalla nascita, pretende di poter riconoscere i colori dall'odore e col tatto. I suoi allievi non vi riuscivano, ma anche lui commetteva errori a ripetizione. Un altro scienziato studia un nuovo metodo di aratura utilizzando porci che estraggano ghiande, castagne e datteri seppelliti sotto terra.