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Tradizioni e riscoperta dei valori della comunità come antitesi al mondialismo
di Gianpaolo Dabbeni

Indian people were tired of always trying to be white. We were unhappy, lost. Powwows show us we have our own life, beliefs, and culture. We learn that we are alike as Indians, our beliefs are the same. This makes us closer, we learn from one another. We each can do something good. Powwows show us we are what we are. We are all people.

 

Phillip Paul

singer and traditional dancer Flathead

 

Gli Indiani erano stanchi di dover sembrare sempre dei bianchi. Eravamo infelici, sperduti. Il powwow ci dimostra che abbiamo una nostra vita, un nostro credo, e una nostra cultura. Noi sappiamo di essere simili tra di noi, in quanto le nostre credenze sono le stesse. Questo ci avvicina e noi impariamo gli uni dagli altri. Ciascuno di noi può dare il suo contributo. Il powwow ci dimostra che siamo ciò che siamo. Noi siamo una sola gente


 


 

“L’indianità è diversità ecologica, è spiritualità, è vivere in armonia con gli animali e con l'ambiente, non è trascendente al di sopra e al di fuori della natura; non si deve calpestare la natura, poiché ogni foglia calpestata contiene una medicina in grado di guarire gli uomini ed i suoi prodotti. L'aquila è animale sacro, proprio per le sue qualità di vedere più in alto e più lontano di tutti gli altri uccelli”,afferma Roberta Blackgoat, anziana medicine woman.

 

"Il tribalismo indiano ha il suo maggior parallelo nella struttura corporativa formale e non formale, ed è tramite questa risorsa che gli Indiani pensano che la società moderna e le loro tribù arriveranno infine ad un armistizio culturale. La forma corporativistica è il tentativo più consistente compiuto dai bianchi di rendere il loro individualismo più disponibile verso la società e di appressarsi alle concezioni dell'uomo tribale." (nota 1) Con questo sistema si fa fronte alle necessità dei nativi, quali il potenziamento dell'istruzione, la creazione di nuove scuole, la consulenza su problemi del lavoro; la pianificazione della politica degli alloggi; la garanzia di un valido supporto legale per dirimere le controversie in casi di prevaricazione, sfruttamento e abuso da parte dei bianchi, come il Legal Defense Fund e il Native American Rights Fund, il più grande degli Stati Uniti, fondato nel 1971; finanziamenti per migliorare le condizioni di vita e dell'ambiente, come nel caso dell'Indigenous Environmental Network, sorto nel 1994 per opporsi alla proliferazione nucleare e alle sue conseguenze. In questo modo ogni individuo viene a trovarsi protetto all'interno del suo gruppo tribale, che in cambio gli chiede di adeguarsi ad un ben preciso rapporto di lavoro.

Il governo tribale si assume le responsabilità di prendere decisioni di notevole importanza per la vita comunitaria, mentre è compito dei clans trattare problemi particolari, snellendo così ogni pratica burocratica. Inoltre i clans si occupano di informare le tribù quando un costume o un'usanza può venir accolta dall' intera comunità, in una sorta di assemblea corporativa. Fin dai tempi dell' Indian Reorganization Act (IRA), i governi tribali posseggono già uno statuto corporativo. Da un lato le corporazioni economiche native regolamentano in termini molto chiari i diritti e i doveri dei Pellirosse, dall 'all’altro erogano servizi sociali di grande portata che possono essere aperti anche alle classi più povere, quelle che non rientrano esattamente in questo sistema economico, ma che recentemente sono state accolte in seno alla tribù, in seguito ai maggiori introiti nelle casse delle corporazioni dopo l'apertura delle case da gioco.

Ali' interno dell'entità tribale non ci sono differenze tra i vari aspetti del vivere civile, religioso ed economico per cui i benefici vengono erogati in egual misura per tutti. Le corporazioni non fanno pressioni sulle agenzie federali, ma raggiungono i finanziamnti desiderati con l'autogestione e regolamentano l'estrazione mineraria per evitare lo sfruttamento indiscriminato del sottosuolo attraverso il CERT (Council of Energy Resource Tribcs ), fondato a Denver, Colorado, nel 1975.

li principio di sovranità indiana nelle riserve trova applicazione in questo sistema associazionistico-economico che potrebbe essere definito anche una lucida ed intelligente utopia.

Gli Apache, al contrario degli europei, afferma Deloria (nota 2) non hanno affatto la sensazione di essere un'identità perduta, poichè non si lasciano manipolare inconsapevolmente nè divorare da teorie astratte e continuano a lavorare su massicci programmi di sviluppo che si sono creati da soli, dettati dalla volontà di scegliere liberamente le loro vie per il progresso , indifferenti a quale tipo d' indianismo sia reale.

Le tribù europee invece si lasciarono irretire dalla forma economica feudale, lavorando su appezzamenti altrui e vanificando i loro sforzi di conservare le antiche usanze che si annullarono di fronte alle richieste dello stato feudale come potere centrato su poche case reali. L'Europa risente ancor oggi della distruzione delle sue tribù dopo la caduta dell'impero romano, poichè non ha avuto la possibilità di evolvere appieno la propria cultura, avendo distrutto ciò che non è in grado di comprendere. Il rapporto cultura-individuo è reciproco, poichè nessun individuo può realizzare le proprie attitudini senza partecipare ad una cultura e nessuna cultura può realizzarsi senza il contributo dell'individuo, nè si può parlare di modelli culturali senza relazionarli con la psicologia individuale. L'uomo assume sempre il comportamento dettato dalla società cui appartiene, poichè la maggior parte di essi si lasciano plasmare nella forma voluta dalla cultura di appartenenza perchè sono docili e malleabili e accettano la forma loro proposta, sia essa quella europea che attribuisce il compito di ammassare ricchezze, sia quella dei Nativi dell’America Nordoccidentale che si basa su un alto concetto della propria persona.

La tecnica, che ha potenziato la portata del!' azione umana, ha poi prodotto dei mutamenti strutturali di interi rami della cultura, quali scienze ed economia che interagiscono con essa, modificandola in un elemento di una sovrastruttura nella quale l'uomo si aliena e non si riconosce più.

A partire dal 1600 e 1700, le scienze naturali da speculative diventano analitiche e sperimentali e l'economia diviene capitalistica attraverso lo sfruttamento di mezzi di produzione e forze-lavoro usate per l'accrescimento del danaro con notevoli ripercussioni sulle istituzioni che si trovano a soccombere alle direttive economico-razionali.

L' individuo massificato, alla ricerca di un nuovo soggettivismo, confonde valori spirituali con cultura del consumo, dalla cui tirannia potrà liberarsi soltanto con la contrapposizione di un'élite quasi ascetica, in grado di trascendersi in un progetto, prendendo le distanze dall'io empirico, come afferma Gehlen (nota 3) e guida ta da un politico che si richiama ai principi della polis antica intesa come organismo accentratore delle forze elementari di un popolo.

Gli abitanti della Grecia classica non conoscevano, come l'uomo moderno, il senso di smarrimento che deriva dal vuoto spirituale, poiché nelle loro osservazioni scientifiche percepivano tutta l'arcana bellezza del mondo naturale, manifestazione del superiore e dei divino e dedicavano il tempo libero ad attività superiori di carattere contemplativo ed ascetico, tese all'accrescimento dell' intrinseca ricchezza spirituale. " In una società altamente morale la differenziazione deve operarsi in funzione di valori propri della persona, coraggio fisico e morale, capacità intellettuali, morale dell'esigere su se stessi e morale dello sforzo e non già in funzione del conto in banca.." come afferma Thiriart, (nota 4) poiché la lotta delle classi sociali che imperversa nella nostra epoca é in realtà una lotta di invidia e di prevaricazione. Per i nativi del Nordamerica nulla sembra essere importante come la solidarietà tribale; i progressi ottenuti dalle tribù che nei loro rapporti conflittuali si attengono a comportamenti tradizionali sono superiori a quelli che scendono a compromessi con i valori dei bianchi. Con il rispetto della solida vita di comunità, i Pueblos del New Mexico hanno superato le differenze generazionali garantendo una continua evoluzione col consenso unanime di tutto il gruppo.

Altre tribù, facendo affidamento unicamente sulle proprie capacità hanno sviluppato con notevoli abilità le loro risorse: gli Apache Mescaleros hanno una stazione climatica invernale di inestimabile valore, gli White Mountains contano su un grande afflusso turistico, mentre i San Carlos hanno sviluppato industrialmente l'allevamento del bestiame; un gruppo di venticinque tribù che abitano preziose zone ricche di risorse naturali si sono coalizzate nel CERT (Council of Energy Resource Tribe), per controllare e sviluppare nel modo migliore questi patrimoni per il benessere del territorio e degli abitanti. Confortati dal tribalismo che è la forza più attiva a livello mondiale e sfruttando le tecniche della conoscenza moderna , gli lndiani possono unire la gestione urbana a quella rurale con impronta nazionalistica; le associazioni dei bianchi si costituiscono per trarre profitto personale, mentre i nativi utilizzano i ricavi per provvedere ai bisogni comunitari. La loro forza consiste nell'aver compreso che solo nella corporazione si può realizzare l’unità economica nei suoi diversi elementi: capitale, lavoro, tecnica; e solo attraverso la collaborazione di tutte le forze convergenti ad un unico fine si possono realizzare condizioni migliori.

Il concetto di proprietà presso gli Zuni (nota 5) è diametralmente opposto al nostro, poichè le varie ricchezze, siano personali o del clan, possono essere usate liberamente da chiunque, senza dover pagare alcunchè e senza sentirsi sminuito se prende in prestito a titolo gratuito le maschere o i feticci che gli servono per partecipare ai cerimoniali, poichè l'importanza di un uomo viene determinata piuttosto dal numero di funzioni che ricopre nella vita religiosa. Presso gli abitanti delle praterie occidentali del Nord America era diffusa la pratica di ottenere poteri soprannaturali in sogno, poichè si credeva che la visione determinasse la loro esistenza ed il loro successo e senza di essa erano destinati al fallimento. La visione poteva essere un'allucinazione visiva o auditiva e conferiva poteri inerenti al tema del sogno; se questo faceva riferimento alla guerra, conferiva all’'uomo speciali poteri guerrieri; se trattava la medicina, donava al nativo doti soprannaturali dì guarigione; spesso apparivano animali ed al risveglio l'uomo sapeva da quale animale fosse stato benedetto e quale pelle, osso o piuma dovesse procurarsi come amuleto. Chi riceveva la visita del Serpente d'Acqua, acquisiva poteri malefici e doveva usarli in qualità di stregone e, per questo, sacrificare i suoi familiari.

Alla fine della visione, l’indiano tornava, pregno della forza impressa, alla propria tribù che eseguiva le sue istruzioni considerandole un privilegio.

La presunzione derivata dal possesso di dati tecnici ha portato l’uomo occidentale ad alterare forzatamente gli equilibri della natura e a violentare il mondo animale per tutti i suoi profitti, dimenticando l’importante ruolo che entrambi svolgono per la sopravvivenza dell'uomo, con un effetto boomerang.

La necessità di guadagnare per soddisfare tutti i bisogni materiali è un motivo a cui la nostra civiltà ha attribuito importanza fondamentale; ma se la nostra struttura economica mutasse i criteri di valutazione, si potrebbero sfruttare altre possibilità, attuando dei cambiamenti, all’inizio penosi, ma in grado di dirottare quello che sembra al momento l’unico fine capace di guidare la vita umana.

Il progresso implica per l’essere umano una rinuncia alla libertà, all’autenticità, inducendolo in un clima di profondo disorientamento e di marasma ideologico, dove i valori e la dignità vengono calpestati da infimi interessi consumistici. In questo mondo di completa decadenza viene da chiedersi se esistono ancora veri uomini, in grado di far riemergere la tradizione.

"Una società senza forti credenze è una società che muore", (nota 6) che rinuncia alle proprie idee ed alla nozione di gruppo che deriva dalla condivisione di valori comuni; e la sua decadenza ha inizio nel momento in cui diventa individualismo esasperato che si trasforma in anarchismo dei soggetti a scapito dei valori vissuti insieme, i soli che possono dare un senso alla vita. Dissolve le memorie col perdere la consapevolezza delle proprie origini storiche e culturali ed esclude tutto ciò che non è quantificabile, calcolabile, riducendo tutta la forma collettiva a mero rapporto economico, dove non trovano più spazio né il sacro, né il vitale, dove nessuno è disposto a sacrificarsi per gli ideali, poiché l’interesse individualistico è prioritario. La salvezza dalla mancanza di ideologie e dall’uscita dalla storia per l’uomo può concretizzarsi nella creazione di comunità e nella ricerca per ogni nazione della propria appartenenza storico-culturale. La sostituzione degli Stati con un sistema di lobbies economiche, in grado di gestire il potere economico, ha portato alla negazione dell 'uomo politico e delle sovranità nazionali e all'avvento di malattie proprie del nostro tempo, quali la violenza,la delinquenza e la droga. Acquista realtà il "puro homo oeconomicus" teorizzato da Evola che soccombe alle leggi economiche sino a che non intervenga un potere superiore con la riaffermazione di altri interessi. E' lo sfruttatore sociale il quale, finalizzato unicamente alla difesa dei propri guadagni, rivolge la propria attenzione allo straniero che gli garantisce dei dividendi. Con l'instaurazione generalizzata di un pensiero e di un 'ideologia liberista, l'uomo finisce col dimenticare di essere un 'entità pensante, creando una società in cui non accade più niente di storico, col rischio di un'implosione mondiale, il cui scopo non è la soddisfazione dei bisogni, bensì la loro omogeneità per livellare tutti, attraverso la suddivisione ed il consumo degli stessi beni, a comportamenti uguali con medesime abitudini.

Ne consegue l'accentuarsi di un malessere diffuso a causa della mancanza di alternative al fenomeno della globalizzazione che non tiene conto, con il voler attuare lo stesso modello omogeneo in tutti i paesi, della loro peculiarità storica e delle loro tradizioni e, a causa del fossato che divide sempre più ricchi e poveri ed incrementa attività illecite, corruzioni e gruppi mafiosi, attenti a sfruttare a proprio vantaggio tutte le nuove prospettive di vita aperte dalla decifrazione del genoma umano. L'enunciato dei filosofi esistenzialisti “l'uomo inventa sé stesso” tramandatoci in senso metaforico e metafisico è ora realtà, con le conseguenze positive e negative che già da tempo sono oggetto di discussione scientifica, morale e giuridica.

Le remore morali sono state superate con l'accettazione di situazioni e sperimentazioni prima dichiarate intollerabili ed ora utilizzate anche in modo improprio per ricerche scientifiche e per facili guadagni, violando la dignità dell'uomo. Nella pianificazione genetica è necessario rispettare la libertà di scelta individuale anche nel campo della biomedicina, poiché le regolamentazione della vita umana richiede forza intellettiva e prospettiva emozionale, operando un distinguo tra "eugenetica negativa" ed "eugenetica positiva ", miranti una a togliere le imperfezioni genetiche e l'altra al dominio della stirpe con una salute più vigorosa ed un'intelligenza più vivace e creativa, secondo le teorie di Charles Frankel, docente di filosofia alla Columbia University di New York, e assistente al Ministero per l'Educazione e la Cultura, dal 1965 al 1967.

Paul Goodman oltre cinquant'anni orsono osservava che i tempi moderni sono caratterizzati da rapidi mutamenti che hanno spezzato la tradizione senza riuscire a creare una nuova comunità sicura e completa in cui i giovani possano diventare uomini, col riguadagnare e ristabilire le giuste proporzioni per sviluppare le proprie capacità. In una società strettamente organizzata e massificata, le giuste proporzioni richiedono la difesa delle libertà personali e civili ed il rispetto dei valori umani ed ambientali e la trasformazione del modello di vita con l'aumento del rapporto campagna città a favore della campagna. "Dobbiamo imparare di nuovo ciò che il cittadino di un tempo sapeva benissimo: ciò che riguarda la città, le sue piazze, il suo mercato, i suoi rioni, la sua cultura è un bene pubblico e non un campo per investimenti che devono fruttare un profitto" (nota 7).

E' necessario riprendere il concetto di skolè ateniese, di organizzazione comunitaria anche del tempo libero da dedicare alla conversazione e alla ricreazione per edificare una società ricca di vera socialità i cui valori siano di carattere qualitativo e non quantitativo, scavalcando i compromessi di un sistema che si regge su un potere corruttore e ricattatore diffuso, su una serie inarrestabile di coinvolgimenti esistenziali e psicologici ai quali è molto difficile sottrarsi.

La società consumistica è distruttiva e pertanto destinata all'autodistruzione; una soluzione incisiva da contrapporre è una proposta alternativa costruttiva di un ripensamento attraverso l'autocritica individuale, per uscire dal vuoto esistenziale, dall'aumento della tendenza a ripiegare su se stessi, dal vortice nel quale siamo stati sospinti dalla nostra incapacità di affrontare le problematiche e gestire le complessità delle nostre esistenze.

Ci vuole coraggio per uscire da questo complesso di incertezze e riconoscere i motivi vitali che in questa crisi di autenticità erano degenerati nelle manifestazioni più basse, a causa della presunzione dell'uomo che ha ritenuto di soggiogare la natura, sovvertendone i ritmi, ma diventandone in realtà succube e deviato verso la sfera materialista.

La sfida intellettuale del futuro europeo deve tradursi in una fede, non più rivolta all'adorazione di falsi miti, ma che sia certezza che esistono valori eterni e immutabili, retaggio della nostra civiltà a cui non possiamo rinunciare,per evitare che l'identità europea venga spazzata via da poteri forti e privi di ogni fondamento spirituale.

La “cultura” per E. Sapir (nota 8) ha varie sfaccettature: a) può assumere il significato di "civilization", o eredità sociale o tradizione, cioè quell'insieme di elementi materiali e spirituali socialmente ereditati e che caratterizzano i comportamenti con costumi ed usanze tradizionalmente conservati. Per cui tutti gli uomini, anche i più primitivi, hanno una propria identificazione in un insieme di manifestazioni tipiche del gruppo anche nel quotidiano, nella caccia, nella medicina e nelle credenze; b) un secondo significato è quello di un patrimonio di conoscenze acquisite che la persona colta sa trasformare ed applicare in modo personale; c) oppure comprende le usanze, il modo di concepire la vita che imprimono ad ogni popolo la propria distinzione dagli altri e sul significato che ogni manifestazione assume per ciascuno, rilevando che un medesimo fattore culturale può essere determinante o neutro a seconda dell'importanza che ciascuna popolazione gli attribuisce . La ricerca in questo senso è utile quando si vuole identificare il genio di un popolo attraverso le sue caratteristiche spirituali e nazionali. Il genio di un popolo che si è affermato attraverso uno sviluppo storico come modello di quella civiltà, porta all'elaborazione di due concetti di cultura, secondo il Sapir: genuina , in armonia con il proprio genio e spuria, deviante dal proprio genio. La cultura genuina, nella sua unitarietà e coerenza, riesce a mettere in relazione tra loro tutti i tasselli delle civiltà in un ideale spirituale che avvolge in una sintesi armoniosa le varie conoscenze e che tiene conto della soddisfazione creativa ed emotiva che l'individuo deve trarre dalla propria attività senza essere considerato un ingranaggio della produzione collettiva. L'economia industrializzata, se da un lato rappresenta un alto contributo funzionale per la società moderna, tuttavia non è in grado di emancipare l'uomo dalla soggezione alla meccanizzazione tecnologica a cui lo ha sacrificato.

Al contrario, il Pellirosse, che pesca e caccia come i propri avi, si posiziona in una tipologia più arcaica, ma nello stesso tempo più soddisfacente perchè rispettosa della sua dignità e genuinità del suo essere umano. La soddisfazione nel rapporto individuo - cultura deriva dalla loro reciprocità nel fornire all'uomo la consapevolezza delle proprie radici e la partecipazione attiva alla vita creativa.

Quindi conveniamo che lo sviluppo culturale non coincide con il progresso delle arti e delle scienze, con la trasformazione industriale e tecnologica. Lo sciamano che, con le sue stregonerie e riti propiziatori, ingoiando ossicini e con l'aiuto di farmaci artigianali, succhia il male del paziente, forse non sempre riesce nell’intento; tuttavia ha il merito di infondere serenità e fiducia al malato, evitandogli i patimenti fisici e psichici che spesso riservano gli ospedali moderni.

“E’ inutile crearsi illusioni con le chimere di un qualsiasi ottimismo: noi oggi ci troviamo alla fine di un ciclo. Già da secoli, prima insensibilmente, poi col moto di una massa che frana, processi molteplici hanno distrutto in occidente ogni ordinamento normale e legittimo degli uomini, hanno falsato ogni più alta concezione del vivere, dell’agire, del conoscere e del combattere. E il moto d i questa caduta, la sua velocità, la sua vertigine è stata chiamata "progresso" (nota 9).

L'unica possibilità per l'uomo di uscire da questo baratro è quella della riappropriazione della cultura originaria, come avviene ancor oggi nelle società arcaiche indigene extraeuropee.

"Ciò che veramente unisce gli uomini è la cultura, il costume, le idee e le norme che hanno in comune (nota 10). E’ fuorviante l'ipotesi di basare i legami sulla comune eredità di sangue, laddove invece è necessario porre l'accento sui valori che uniscono i cittadini, conglobando anche quelli che si sviluppano in culture diverse. Ridiscutere le forme sociali ricorrendo ai modelli delle società prim itive non implica necessariamente la rinuncia a tutti i benesseri per rintanarsi nella foresta, bensì la consapevolezza che il moderno, col ritorno alle origini, può ritrovare il suo essere autentico come storia della propria natura e del proprio destino e rallentare il suo ritmo frenetico per una sosta meditativa.

 

NOTE

(1) Vine Deloria jr. “Custer died for your sins” - in italiano “Custer è morto per i vostri peccati”. Ed. Jaca Book, Milano, 1972, pag. 201

(2) Vine Deloria jr. ibidem

(3) Arnold Gehlen “L’uomo nell’era della tecnica”, Sugar ed. Milano, 1984

(4) Jean Thiriart “Un impero di 400 milioni di uomini”, Giovanni Volpe ed., Roma 1965, pag.127

(5) Zuni: tribù del gruppo Pueblo, originaria del Messico del nord-ovest, vive ora in riserva nel New Mexico

(6) Alain de Benoist “Il nemico principale”, ed. La Rocca di Erec, FI, 1983, pag. 57 citazione di Regis Debray, da un colloquio con J.P. Enthoven, Le Nouvel Observateur, 10 ottobre 1981

(7) Paul Goodman “La gioventù assurda”, Giulio Einaudi ed. TO, 1964, pag.222

(8) E. Sapir “Culture , Genuine and Spurious” in “American Journal of Sociology”, 1922

(9) Julius Evola”Orientamenti”, Collezione Europa III ed. Ed. Europa, Roma, 1971, pag. 15

(10) Ruth Benedict “Patterns of culture”, trad. it.”Modelli di cultura”, Feltrinelli, MI, 1970, pag. 21

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